6 luglio 2024. Brescia. Piazza delle Loggia, ore 17.30. 

Trenta minuti prima della presentazione delle squadre femminili inizia la tavola rotonda organizzata da Mediolanum alla quale mi invitano a partecipare, sia perché da quest’anno siamo sponsor della maglia rosa del Giro d’Italia Women, sia perché, come emerge chiaramente dal dibattito, c’è una comunanza di valori che ci lega al mondo del ciclismo e che – anche questa sera da quel palco - ribadiamo.  

Vicinanza alle persone, la mancanza del ‘tifo contro’, l’opportunità di credere ad un’aspirazione, ad un sogno – indossare la maglia rosa per esempio – per tutti, uomini e donne, perché non esistano più barriere di genere, per un’equità intesa come uguaglianza di opportunità, valorizzazione della diversità e trattamento equo. 

Si parla anche di “Alfonsina”, la prima donna ad aver partecipato al Giro d’Italia maschile nel 1924 sfidando i luoghi comuni e venendo sopranominata “Regina della Pedivella”. In ricorrenza del centenario di quest’episodio e in onore a questa donna hanno chiamato la cima più alta della gara (sul Blockhaus) Cima Alfonsina Strada (chiamata Cima Coppi nel giro maschile N.d.R.). 

Applausi e soddisfazione. 

Gli ospiti della tavola rotonda "Opening Talk" organizzata da Banca Mediolanum sono sul palco del Giro d'Italia Women 2024
Tavola Rotonda organizzata da Mediolanum

Mi trasferisco nell’area ospitalità per godere appieno della presentazione delle squadre e mi viene consegnato L’Anita, il roadbook del Giro d’Italia Women, nel quale si trovano tutte le informazioni utili per seguire le tappe… di primo acchito sorrido leggendo il nome, Anita, la moglie di Garibaldi…   

Il Garibaldi, difatti, è il roadbook del Giro Uomini e fu chiamato così dal telecronista Martellini Nando nel 1961 (centenario dell’unità di Italia) proprio perché in quella edizione la Guida del Giro aveva ‘l’eroe dei due mondi’ in copertina (la versione più romanzata della storia dice che il nome sia questo perché Garibaldi ha unito l’Italia come la corsa che racconta la guida!). 

Francesca Polti tiene tra le mani il roadbook "L'Anita" del Giro d'Italia 2024 intitolato "Wonderful Women"
L’Anita del Giro d’Italia Women

7 luglio 2024. Brescia Piazza delle Loggia, ore 11.35. 

Parte la prima tappa, una Cronometro individuale interamente cittadina in cui le atlete sfidano la pioggerellina e il pavé in discesa dal Castello (appunto mentale: venire a visitare Brescia!). Ho la possibilità, con mio marito, di seguire una corritrice, Elisa Longo Borghini, ed apprezzare la sua grinta, costanza e determinazione che la porteranno a vincere la tappa e ad indossare la prima Maglia Rosa Polti della storia. 

Essere su quel palco a premiarla, è stato un onore, un’emozione grande; ho percepito la soddisfazione e l’orgoglio di chi indossa La Rosa

Sul podio per la premiazione della prima tappa del Giro d'Italia Women 2024, Elisa Longo Borghini indossa la maglia rosa e stappa lo spumante. Francesca Polti sul palco applaude sorridente.
Prima Tappa: premiazione Maglia Rosa di Elisa Longo Borghini 

11 luglio 2024. Como. 

Sto preparando la valigia. Domani partirò per seguire le ultime due tappe del Giro, quelle decisive, e avrò ancora una volta l’onore di premiare chi indosserà la maglia Rosa, definitivamente. La vincitrice del Giro. 

In questi giorni ho seguito da molto vicino la Corsa Rosa. Ho seguito i social, ho letto gli articoli sui giornali e ascoltato le dirette TV seppur in differita.  Ho apprezzato la fatica, le emozioni, la passione di queste cicliste ma inevitabilmente mi è anche venuta in mente Michela Murgia con la sua ‘rassegna sessista domenicale’. Murgia (e non Michela o La Murgia) metteva a confronto i titoli e articoli dei giornali e le differenze evidenti di come venissero trattati gli uomini e le donne, in tutti gli ambiti, anche quello sportivo. 

E se è scontato leggere Pogacar e Vingegaard, non è così scontato leggere Longo Borghini, Kopecky o Zigart, molto più facile trovare Elisa, la Lotte e… Urska, anzi per lei vige un altro appellativo: la fidanzata di Pogacar. 

“Ma Francesca, saranno mica queste le cose importanti? Vi soffermate (ma vi chi?) su queste formalità invece di guardare alla sostanza.” 

La forma è sostanza. E le parole sono importanti, ci definiscono. 

E se comprendo che nel 1961 Alfonsina venne chiamata da tutti per nome poiché fu l’unica e la prima donna a fare il Giro e ora la Cima viene intitolata a lei con il cognome del marito, Strada (e non Morini come effettivamente si chiamava), poiché erano 63 anni fa, un altro mondo; e se immagino che L’Anita esista dal 1988, anno del primo Giro Donne, nel culmine della cultura patriarcale stile cine panettone, periodo nel quale sarebbe stato impensabile chiamare il roadbook La Garibaldi (o De Jesus Ribeiro - suo cognome da nubile!), faccio più fatica ad accettare che una sportiva professionista nel 2024 venga definita (solo) per nome, con l’articolo davanti o come moglie, madre, figlia, fidanzata di. 

E come me, so, di per certo, tante atlete, tante professioniste, tante donne.  

E non vuol dire che il nome non si possa usare, ché se utilizziamo Cristiano nel calcio, sappiamo tutti di chi stiamo parlando, ma se diciamo Elisa nel ciclismo, potrebbe essere mia cugina (ciao Eli!) o le altre decine di Elisa che corrono il Giro (vi invito ad andare a leggere gli articoli di questi giorni e verificare Jasmine verso Sinner…).  

È come quando all’improvviso in una importante riunione di lavoro io divento Signora Francesca e il collega di fianco a me è il l’Ing. Rossi, indipendentemente dai reali titoli di studio (storia vera che si ripete ciclicamente).  

Parliamo di abbattere le barriere di genere, di rompere stereotipi e paradigmi, dare la stessa dignità a ciascun individuo, indipendentemente dal genere (e dall’etnia, dall’età…). Forse è il caso di spingere questo cambiamento anche e proprio dalle parole. 

E di riflettere sul perché tendiamo a chiamare per nome le donne e per cognome gli uomini, di definirle con un ruolo (madre, figlia, amante) invece che con una professione, ci sono motivi radicati e storici, non sono banali, conoscerli ci aiuta a superarli. 

Chiusa la valigia, badge e L’Anita 🙂 con me, parto con le mie migliore amiche. Andiamo a vedere due tappe del Giro più bello del mondo nel paese più bello del mondo.